ANCA
Chirurgia protesica dell’anca
La moderna chirurgia ortopedica è in grado di curare efficacemente le malattie degenerative delle articolazioni, essenzialmente l'artrosi primitiva, ossia il fisiologico invecchiamento e degrado delle articolazioni corporee. Grazie alle ultime evoluzioni delle tecniche e dei materiali, frutto di importanti studi ed applicazioni bio-ingegneristiche, ad oggi l'impianto di una protesi articolare consente di ottenere un risultato duraturo negli anni , ed è in grado di togliere il dolore e di restituire mobilità e funzionalità articolare normali e, in una persona efficiente e giovane, consente la possibilità di praticare anche alcune attività sportive.
La chirurgia protesica dell’ anca consiste nella sostituzione dell’articolazione coxo-femorale (femoro-acetabolare) con un impianto artificiale, chiamato protesi, quando l’anca stessa è danneggiata da pregresse patologie (artrosi idiopatica, artrite reumatoide, esiti di lussazione congenita d’anca, esiti di fratture del femore o del bacino, esiti di infezioni, necrosi avascolare della testa femorale, etc.) . Le protesi utilizzate dal Dr. Facchinetti sono tra le più moderne in commercio: sono fatte in Titanio sia per la componente acetabolare, detta coppa o cotile, sia per quella femorale detta stelo. La speciale lavorazione di superficie di queste componenti crea i presupposti biomeccanici e chimici di una perfetta osteo-integrazione, cioè la crescita di osso intorno alla protesi, che rende stabili e solidali nel tempo i rapporti tra osso e protesi. Oltre a queste due componenti, esistono infine l’inserto acetabolare e la testina protesica, che opportunamente accoppiate, permettono il ripristino del movimento articolare e la stabilità meccanica. Per una lunga sopravvivenza degli impianti, viene largamente impiegata la ceramica Delta di ultima generazione sia per l’inserto che per la testina; l’accoppiamento di inserto e testina in ceramica garantisce un’usura estremamente ridotta - a differenza dei materiali usati in passato ed ancora in uso presso alcuni Centri- (metallo-polietilene o ceramica polietilene). L’impiego di questi materiali è essenziale soprattutto nei pazienti giovani, nei quali la durata della protesi deve essere massima.
Importante spiegare che la chirurgia protesica dell' anca, sia di primo impianto che di revisione, è una chirurgia personalizzata, valutata e scelta dal chirurgo operatore e dalla sua equipe, sempre in rapporto all'età ed alla gravità della deformità scheletrica, primitiva o acquisita. La scelta della protesi viene fatta dal professionista, che interpreta nel modo più corretto i parametri anatomici da cui emergono le indicazioni per l'utilizzo di un tipo di protesi piuttosto che dell'altro (sesso, età, osteoporosi, richieste funzionali e necessità di performance lavorative e/o sportive, ecc).
L' indicazione chirurgica viene generalmente effettuata solo dopo aver eseguito una terapia conservativa di tipo farmacologico e fisioterapico, per ripristinare o mantenere la funzionalità dell'articolazione più a lungo possibile nel tempo.
La protesizzazione dell'anca è dunque ai nostri giorni una procedura affidabile, con risultati favorevoli nel tempo.
L'intervento viene eseguito mediante differenti vie d'accesso: non esiste una via ideale. Tenendo conto dell'esperienza maturata dal chirurgo, la scelta sarà personalizzata al singolo paziente con l'obiettivo di essere il più mini-invasivi possibile, cioè cercando di essere conservativi su cute e sottocute ma ancor di più di mantenere integre le strutture muscolari e capsulo legamentose peri-articolari. La durata media dell' intervento è di 55 minuti. A seconda dell’età e delle condizioni generali del paziente, la ripresa della deambulazione avviene dopo 36 o 48 ore dopo l’operazione.
Dopo l'intervento la degenza media presso il reparto è di 5-7 giorni. Il paziente viene in seguito indirizzato al reparto di riabilitazione per proseguire il trattamento rieducativo.
Il Chirurgo ortopedico, l'anestesista, l'infermiere, il fisiatra ed il fisioterapista devono lavorare in stretta collaborazione per ottenere il miglior risultato clinico funzionale per il paziente. La elevata specializzazione di ciascuno offre le migliori garanzie per il successo e la durata dell'impianto protesico.
INFORMAZIONI DI CARATTERE TECNICO PER IL PAZIENTE
Prima dell’intervento
Il paziente viene ricoverato solitamente il giorno prima dell’intervento. Il giorno dell’ammissione in ospedale verranno effettuati gli esami pre-operatori non ancora effettuati in precedenza (per es. radiografia torace, prelievo sangue, elettrocardiogramma,… a dipendenza del paziente), la visita del medico del reparto e/o del chirurgo e del medico del team responsabile dell’anestesia. In questa occasione è ancora tempo di fare domande ai medici su aspetti ancora poco chiari perché il paziente deve dare il suo consenso all’intervento confermando che è al corrente dei benefici e rischi della procedura proposta. Questo foglio informativo vi aiuta a ricevere le dovute informazioni.
Il giorno dell’operazione il paziente si prepara all’intervento assistito dall’infermiere. Il paziente indossa un camice e cuffia. I gioielli, occhiali, lenti a contatto, protesi dentarie saranno tolti. Il paziente viene portato in sala operatoria circa una mezz’ora prima dell’intervento.
L’operazione è eseguita nella maggioranza dei casi in anestesia perdurale o spinale (iniezione dell’anestetico a livello della schiena ciò che addormenta gli arti inferiori) e a volte in anestesia generale. L’anestesista illustrerà e motiverà il metodo di anestesia prescelto durante il colloquio preoperatorio. Sempre più spesso vengono associati diversi tipi di anestesia in modo da assicurare una analgesia post-operatoria continua . Una buona analgesia post-operatoria permette una rieducazione precoce e indolente. Spetta comunque all’anestesista di decidere e scegliere il metodo più idoneo a secondo del paziente.
Il paziente non deve assolutamente ne mangiare ne bere 6 ore prima dell’intervento.
Prima dell’operazione, l’operabilità del paziente viene valutata tramite l’esame clinico, esame di laboratorio e la valutazione dell’anestesista o di altri specialisti secondo il caso ( per es. cardiologo, internista,…). A volte si può rinunciare di eseguire l’intervento se i medici considerano che un paziente in cattive condizione di saluta abbia troppe possibilità di sviluppare una complicazione grave.
Statisticamente dopo 15 anni più del 95 % delle protesi sono ancora in grado di funzionare bene. Raramente può essere necessario eseguire un intervento di revisione o sostituzione della protesi in caso di usura precoce o scollamento . Approfittate della proposta del vostro chirurgo di eseguire regolarmente dei controlli clinici e radiologici anche dopo alcuni anni. Grazie alla sua esperienza il medico che l’ha operato è in grado di riconoscere precocemente eventuali complicazioni.
I vari controlli post-operatori con radiografie sono eseguiti dopo 1, 3, 6 mesi 1, 2, 5, 10 anni
L’intervento
L’intervento di protesi totale di anca dura circa un' ora. L’incisione cutanea è lunga circa 15 cm nella parte laterale-alta della coscia interessata.
La ferita è chiusa con dei punti metallici definiti clips o graffe. Alla fine dell' operazione è inserito un tubicino per il drenaggio del sanguinamento e per il recupero del sangue (auto-emo-recupero). Grazie a questa particolare metodica , solitamente non è necessario trasfondere il paziente.
Dopo l’intervento
L’analgesia ossia il controllo dei dolori in fase post-operatoria è importante per il benessere del paziente. Perciò vengono amministrati farmaci per via endovenosa (flebo) o tramite un catetere inserito nella coscia oppure in sede peridurale che inietta regolarmente per il tramite di una pompa un anestetico che “paralizza” parzialmente la zona operata.
Il secondo giorno dopo l’intervento inizia la fisioterapia. Il paziente dopo essere stato medicato ed aver rimosso il drenaggio endo-articolare, viene alzato autorizzando il carico parziale o totale a seconda dei casi specifici . Il fisioterapista comincerà quindi il programma rieducazione motoria articolare e di riabilitazione deambulatoria, stimolando il paziente a camminare autonomamente con l' ausilio di due stampelle.
La durata della degenza dipende innanzitutto delle condizioni di aiuto che il paziente trova al proprio domicilio. Il ricovero dura da 4 a 7 giorni. Dopo il ricovero il paziente dovrà continuare la fisioterapia presso una clinica di riabilitazione.
Dopo il ricovero
Una volta ritornato a casa è raccomandato che il paziente continui ad eseguire gli esercizi insegnati dal fisioterapista. Il paziente non deve tentare a guidare la macchina fin quando non è stato espresso parere spacialistico favorevole.
La ripresa dell’attività lavorativa è possibile dopo circa 6 settimane (lavori d’ufficio) fino 3 mesi (lavori pesanti). Il rendimento completo è ottenuto non prima di 6 mesi dopo l’intervento.
Quali sono I rischi potenziali dell’operazione ?
L’intervento di protesi dell' anca porta nella maggior parte dei casi grandi benefici al paziente. Però come qualsiasi atto chirurgico possono insorgere delle complicazioni. Il paziente deve essere informato sulle possibili complicazioni prima di dare il suo consenso.
Raramente dopo un’intervento di protesi del l' anca si possono osservare le seguenti complicazioni o problemi non desiderati:
- Ematoma post-operatorio dovuto ad un sanguinamento più importante del solito o del previsto. Per evitare che un ematoma rimanga nell’articolazione vengono inseriti dei drenaggi aspirativi sotto la ferita e all’interno del ginocchio. Questi drenaggi sono lasciati 24-48 ore.
- Infezione: La ferita o l’articolazione possono infettarsi e necessitare un nuovo intervento di pulizia. Antibiotici vengono amministrati durante l’intervento per prevenzione.
- La gamba operata può aver una lieve differenza di lunghezza . (Aspetto tecnico di non immediata comprensione , meritevole di approfondimento diretto con il chirurgo operatore)
- Una lesione di nervi o vasi durante l’intervento è un evento molto rare ma sempre possibile.
- A volte si può osservare una lussazione dell' impianto protesico, se il paziente con aderisce bene ai consigli del riabilitatore e non adotta le idonee cautele nell' evitare i movimenti più rischiosi , soprattutto nei primi giorni dopo l' intervento .
- Durante le prime settimane dopo l’intervento è assai raro , ma possibile sviluppare un coagulo in una vena della gamba (trombosi venosa profonda) che può anche portare ad un embolia polmonare. Per diminuire il rischio di trombosi venosa si esegue una iniezione quotidiana di un farmaco per rendere più fluido il sangue e vengono messe delle calze compressive anti-trombotiche.